Giordano
Bruno
Da sempre esistono esseri su questo pianeta che indicano la via
per edificare un nuovo mondo, per aprire il cammino all’umanità
verso una nuova aurora. Sono esseri di luce, accomunati dalla stessa
forza, energia, marchiati dalla stessa solitudine. "Venuti
troppo presto, nati postumi con la mente dinamite", direbbe
Nietzsche.
Giordano Bruno potrebbe davvero considerarsi antesignano
notabile di questa specie chiamata indaco, giunta a edificare un
nuovo mondo, un mondo di luce per esseri di luce che vedono e sentono
con gli stessi occhi e la stessa mente sia gli universi visibili
che quelli invisibili. Un grande pensatore, arso vivo per il vizio
di pensare, un filosofo di una modernità quasi inquietante,
ma soprattutto un uomo fuori del comune, uno spirito folletto, fantasioso,
originale. Ciò che trasmetteva non era solo un’immagine
della vita ma un’emozione del mondo.Giordano Bruno era un
grande: in lui albergava la conoscenza dei mondi paralleli, della
metempsicosi, delle energie sottili..straordinario per quei tempi!
Il filosofo Umberto Galimberti con lucida analisi
evidenzia tale divina follia di Bruno contrapposta alla scienza
e anche alla religione, laddove follia va naturalmente ad indicare
quella capacità di andare oltre il velo di Maya cogliendo
commosse tangenze con l’Assoluto. In effetti Bruno è
veramente un’occasione oggi per pensare "profondamente",
dove la profondità non è quella che connota il pensiero
tecnico-scientifico da secoli imperante in Occidente: essa va ricercata
nell’inconscio della scienza stessa "che è a un
tempo ciò da cui la scienza scaturisce e ciò che la
scienza rimuove".
Innegabili sono i miglioramenti che la scienza
ha apportato alla vita dell’uomo occidentale, ma sotto l’aspetto
della felicità, della ricerca di una pace interiore,di una
quiete dell’anima in piena armonia con la natura e più
ampiamente con il Tutto, risulta più difficile parlare di
progresso. Sembra quasi che la scienza abbia dislocato l’uomo
dal suo habitat naturale- la fusione con la natura- facendolo sentire
meno alienato di fronte a un computer che al cospetto di un tramonto.
Allo stesso modo, la religione, per quanto antiscientifica possa
sembrare (fides et ratio come un aut aut ), ha sovente cercato il
connubio con la ragione, con l’evidenza e la chiarezza del
lumen naturale, perdendo in realtà la sua vera quidditas,
la sua dimensione sacrale.
Per questo motivo Giordano Bruno fu messo al rogo:
la sua "nova filosofia" non era né scientifica,
né strettamente religiosa, in quanto si fondava sulla magia
naturale, sulla "prisca Aegiptorum sapientia." Bruno è
infatti il vero sensitivo immerso nella fusis, convinto che si possano
abbattere le barriere tra l’umano e il divino… niente
è più positivo dello sfondamento dei limiti, dello
spostare le pietre di confine per arrivare alla comprensione che
l’uomo, la Natura e Dio sono la stessa cosa. Nell’universo
tutto è Vita, tutto è animato da uno stesso spirito
vivificatore, "tutte le cose sono nell’universo e l’universo
è in tutte le cose…in questo modo tutte le cose si
armonizzano in una perfetta armonia".
E’ un’innegabile forma di animismo:
per Bruno tra le piante, gli animali, gli uomini non c’è
differenza se non di grado. La differenza è nel “Dorso
della Forma”, sono fenomeni di un’unica sostanza universale.
Pensare che il mondo sia là solo per l’uomo è
un grave errore; il filosofo esce così dalla cultura occidentale
cristiana e modula il suo sentire sul registro affine a quello buddista.
Con l’ammirazione che ognuno deve a chi per
le proprie idee ha saputo sacrificare la propria vita, Bruno andrebbe
inserito in una sfera iniziatica, riferendosi non tanto alla sua
laicità, bensì alla sua sacralità, al suo vedere
la presenza divina in ogni cosa,alla sua ansia di ricerca che trascende
il raziocinio nel suo identificarsi nella natura che è per
lui un vero e proprio indiamento, un varcare il limite dell’umano
per avviarsi "verso altra natura, altri corsi, altri mondi".
La materia dunque non è inerte, ma viva,
animata (pampsichismo) e costituisce uno dei centri archimedei del
pensiero di Bruno: infatti il filosofo perviene a una concezione
della materia universale come fonte dell’infinito prodursi
di tutta la realtà: simile alla pregnante che manda e riscuote
da sé la sua prole, la materia contiene in sé tutte
le forme, è "cosa divina e ottima parente, genitrice
e madre di cose naturali, anzi la natura tutta in sustanza";
"fonte de l’attualità" di ogni cosa la materia
per Bruno è Vita, materia infinita.
Tra l’anima dell’uomo e quella delle
bestie non c’è alcuna differenza dal punto di vista
della sostanza. Potremmo dire che la magia naturale di Bruno si
colloca in quella sotterranea corrente di pensiero che prende il
nome di "pensiero per immagini" che, pur perdente in Occidente,
costituisce la fonte segreta del sapere, fonte a cui si accede non
per via logico-architettonica ma per pratica amorosa.
La concezione che Bruno ha della forza dell’Amore
ribadisce la pregnanza e l’attualità oggi di tale concetto
in campo metafisico e metempirico. La forza di cui parla il Poeta
"che move il sole e l’altre stelle", quella Forza
"l unica che muove infiniti mondi e li rende vivi". Quella
magia che solo il vero saggio da sempre sente. L’amore, dice
il filosofo, sa "comprendere" ciò che la ragione
non sa "spiegare", là dove la scienza può
spiegare tutto, senza nulla comprendere.
L’astrofisica Giuliana Conforto, in uno studio
irrinunciabile sulla futura scienza di Giordano Bruno, evidenzia
come il pianeta si stia trasformando e come il filosofo nolano sia
uno dei grandi saggi che l’abbiano previsto. Quella di Bruno
è scienza del futuro, coscienza delle infinite potenzialità
dell’essere umano e soprattutto della sua immortalità.
Egli annuncia la nascita dell’uomo nuovo, libero da tabù
e paure, capace di ricevere e di riflettere nelle sue opere l’intero
messaggio vitale, oggi noto come DNA, quindi di creare un nuovo
mondo di pace e vera giustizia.
Bruno rivela il grande segreto, la magia della
natura: la comunione naturale di ogni corpo con il messaggio genetico,
che fu poi il motivo vero della sua condanna perché vanifica
il ruolo della Chiesa come intermediaria tra l’uomo e Dio:
Bruno rivela il ruolo centrale di protagonista dell’uomo nel
progetto cosmico, prevede i tempi attuali e l’evento che ristabilirà
l’antico volto:il risveglio dell’uomo alla coscienza
dell’infinita e vera realtà, l’Amore.
Tale Forza cosmica prende il nome in Bruno di Eroico
furore. L’uomo nuovo è il furioso, l’ebbro di
Dio e arso d’amore che con uno sforzo eroico (da eros) e appassionato
giunge a una sorta di sovrumana immedesimazione con il processo
cosmico per cui l’Universo si dispiega nelle cose e le cose
si risolvono nell’Universo, generando una sorta di copula
d’amore tra lui e la Natura.
Solo il fuoco dell’esperienza dell’Amore
è in grado di aprire la strada alla visione di Dio, del Tutto,
dell’unità. Scorrendo in particolare i suoi sette scritti
magici, tra cui esemplare risulta essere la Lampas triginta statuarum,
testo di eccezionale bellezza poetica e immaginativa, il lettore
non può non cogliere questo moderno senso del Divino nell’uomo
come appartenenza al Tutto, scintilla perfetta di un Tutto unico
e animato, questa affascinante concezione della metempsicosi di
ascendenza orfico-pitagorica (la morte non è altro che una
dissoluzione di legami, ma nessun spirito o nessun corpo celeste
perisce: è solo un continuo mutare di complessione e combinazioni-De
Magia Naturali), questo senso etico di giustizia cosmica che spinge
le anime a comunicarsi a corpi sempre diversi, in una sorprendente
affinità con il Karma delle religioni orientali, nella commossa
intuizione che l’anima possa istituire innumerevoli legami
tra piani dell’universo.
Bruno quindi prima dello stesso movimento romantico
ha riportato l’attenzione sull’intima connessione del
Tutto rispetto all’analitica scansione delle parti, in cui
il pensiero logico-razionale per natura trattiene se stesso, smarrendo
i vincoli che legano tra loro tutte le cose. Dunque, "non essendoci
nell’universo parte più importante dell’altra,
non è concesso all’ uomo quel primato che lo prevede
possessore e dominatore del mondo, ma semplice cooperatore dell’operante
natura".
All’enfatizzazione del soggetto Bruno contrappone
un percorso opposto: non il primato dell’uomo, ma "il
primato degli equilibri sempre instabili e sempre da ricostruire
tra soggetto e oggetto, tra uomo e natura". La magia, che non
è potere sulla natura, ma scoperta dei vincoli con cui tutte
le cose si incatenano, secondo il modello eracliteo dell’invisibile
armonia, è la proposta filosofica di Bruno, antitetica sia
alla matematica sia alla religione.” (G. Galimberti).
Alla legge dell’uomo occidentale sul Tutto,
la magia bruniana si volge alla legge del Tutto. Nel discorrere
oggi delle idee straordinarie che Bruno ha consegnato alla modernità,
non possono ad esempio passare ex silentio le due opere in chiave
ermetica che si presentano come veri trattati di arte della memoria,
la mnemo tecnica: "De umbris idearum" e "Cantus circaeus".
Si veda l’analisi sottile e raffinata che
Gabriele La Porta ci offre nel suo libro Giordano Bruno. Vita e
avventure di un pericoloso maestro del pensiero: le immagini descritte
dal filosofo non avrebbero solo il compito di potenziare e raffinare
la memoria visiva, ma rivestirebbero anche un significato propriamente
magico. Infatti la loro contemplazione e la loro rammemorazione
porterebbero in contatto con energie cosmiche primordiali, con la
vera quidditas delle cose, con le realtà supreme e archetipe,
infondendo nell’animo pace, quiete, serenità.
Secondo l’acuto scrittore, Bruno si propone
di suscitare una sorta di rivoluzione spirituale: seguendo le vie
di un sapere esoterico, che ha tutti i caratteri di un’illuminazione,
l’uomo si libera dai pregiudizi, dalle passioni negative,
dagli egoismi per diventare saggio, cioè in grado di percorrere
la via della Forza, quella Forza che è trasparenza, libertà,
verità, una scienza futura che savi come Bruno già
conoscevano; una coscienza che comprende interamente il messaggio
della Vita e soprattutto il ruolo cosmico, immortale dell’essere
umano.
Come non ricordare poi la sua vulcanica intuizione
cosmologica…fu il primo a interpretare che la vita intelligente
è distribuita un po’ dappertutto nell’universo,
ponendo così le basi alla giustificazione dei trasferimenti
di essa da pianeti in estinzione ma ad alto livello di tecnologia
a pianeti non abitati ma tali da consentire la vita. A ragione Bruno
viene visto come il primo ufologo, oggi le sue osservazioni sono
considerate il punto di partenza per la ricerca di altre forme di
vita nell’universo.
Superando la rivoluzione copernicana, immaginava
un universo infinito, popolato da un’infinità di stelle
che, buttate giù le muraglie del cielo fisso e finito, corrono
per ogni dove stelle come il nostro sole, ciascuna circondata da
pianeti su taluni dei quali prosperano altre intelligenze, creature
viventi senzienti e razionali. "Apri la porta attraverso la
quale possiamo osservare il firmamento senza limiti" era il
suo motto. "Così si magnifica l’eccellenza di
Dio, si manifesta la grandezza de l’imperio suo: non si glorifica
in uno, ma in soli innumerevoli, non in una terra, un mondo, ma
in duecentomila, dico in infiniti". Un universo dunque senza
– limiti dai caratteri divini: infinito lo spazio, infiniti
i mondi, infinite le creature, infinita la vita e le sue forme.
Si potrebbe chiudere questa riflessione meramente
propedeutica alla necessità di far risorgere le intuizioni
bruniane,con un’asserzione efficace del geniale filosofo che
più volte sostiene di essere la reincarnazione di Ermes,
il messaggero degli dei, sceso per aprire gli occhi agli uomini.
”L’umanità ha bisogno di persone
che testimonino la possibilità della fratellanza , in nome
della conoscenza e della ricerca. Sono realista, se volete pessimista
per il presente, ciò non toglie che bisogna testimoniare
e gettare i semi per piante che fruttifereranno nel futuro. Non
è possibile dire quando. Ma è importante lasciare
un segno, dire parole, formulare pensieri, viver in una dimensione
di segno opposto a quella dell’attuale imbecillità
. E soprattutto non bisogna scoraggiarsi”.
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